Societa' di Danza

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Lettere della Società di Danza - N. 41


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N. 41
Società di Danza

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28 Luglio - 3 Agosto 2003

Appendice "letteraria"

N. 9

Un'altra testa, calva e lucida, bordata di pieghe dense sulla nuca e ricamata da un'ancoretta di peluria bianca tra il labbro e il mento, apparteneva ad un uomo che alla notizia del nuovo arrivo sollevò appena l'angolo destro della bocca, mostrando un sorriso che il più benevolo della compagnia avrebbe potuto definire di compatimento. Quest'uomo aveva il nome di Cesare Ghedini, ed era il Maestro di Ballo della città. Non era un Maestro di Ballo, ma il Maestro di Ballo e la differenza, per quanto piccola nella forma, era enorme nella sostanza e nella vita della città. Ghedini aveva varcato la soglia di Porta Bologna circa settanta anni addietro e da allora aveva visto tutto e il contrario di tutto. I soldati francesi portare la libertà, prendersi l'oro e le belle figliole. I soldati austriaci portare l'ordine, prendersi l'oro e le belle figliole. Aveva visto il suo maestro Luigi Gori trascinato via da due giovanottoni croati in divisa bianca. Ci aveva creduto, Gori, nella primavera del Novantasei ai giorni della democrazia, della giustizia, del diritto egualitario e aveva preso ad urlare contro nobili e preti, sputare sui portoni dei palazzi delle vecchie autorità, cantare a squarciagola in teatro gli inni della rivoluzione nascente. In autunno i francesi se ne erano andati, gli austriaci erano ritornati, le liste di proscrizione già compilate e Gori fece la prima parte del tragitto da casa sua alla prigione della città di Mantova trascinato a forza dai soldati, la seconda parte del tragitto incatenato mani e piedi e sospinto dai calci dei fucili dei medesimi, la terza parte disteso su un carro di fieno, la gamba spezzata accidentalmente da un colpo un po' più cattivo dell'usuale. Ghedini aveva visto scomparire il suo maestro e ritornare i francesi, nascere la Repubblica e trasformarsi in Regno, riapparire gli austriaci e cancellare il tempo; poi le baionette dei patrioti e la croce dei Savoia. Aveva visto tutto e aveva capito in fretta che il suo compito, unico e solo, era quello di insegnare a ballare. Senza neanche ragionarci tanto, in maniera istintiva, animalesca, aveva appreso a vivere e sopravvivere. La lezione della storia era stata così intensa ed incisiva da istruirlo con grande diligenza. Passo dopo passo aveva edificato la sua posizione professionale e sociale in città. Approfittando della confusione generata da guerre, fughe, arresti, pentimenti e silenzi, aveva ottenuto il posto di Maestro di Ballo presso il Collegio dei Nobili, che se anche aveva mutato nome in Collegio Nazionale negli anni del protettorato francese, era sempre il luogo più importante nell'ambito degli istituti educativi. Da questa posizione gli era stato facile entrare a servizio delle famiglie più in vista della città. Restaurate le vecchie autorità era stato chiamato anche a servire la Corte, sì da collezionare pian piano, uno dopo l'altro nel suo carnet professionale, tutti gli incarichi di significativa importanza. Dopo cinquant'anni di primato assoluto, presentiva che il nuovo potere che bussava alle porte con sempre maggiore veemenza avrebbe potuto coinvolgerlo, nonostante la sua avanzata età, in sgradevoli meccanismi di selezione. Si era cos“ ritirato, con un tempismo impressionante per precisione e lungimiranza, qualche mese prima che i patrioti aprissero le porte al nuovo Re, dando corso alla nuova Italia. Si era ritirato a vita privata, ormai benestante grazie all'oculata gestione del patrimonio accumulato negli anni, non senza aver prima dato modo ai propri allievi di dividersi gli incarichi significativi dell'insegnamento del ballo in città. Ghedini aveva capito subito, sin dai suoi primi anni di vita professionale, che avere allievi, ancor peggio se bravi e dotati, non portava alcun frutto utile alle sue tasche e alla sua carriera, anzi, al contrario, gli allievi potevano trasformarsi in pericolosi concorrenti. La città, però, necessitava di più di un maestro, perchè erano tante e sempre di più le occasioni per organizzare feste da ballo e in numero sempre crescente coloro che desideravano imparare a ballare. La strategia messa in atto con imprenditoriale sapienza da Ghedini aveva funzionato benissimo. Egli dirigeva personalmente le attività più importanti e più remunerative. Ai suoi allievi dava la possibilità di cogliere quelle occasioni che a lui non convenivano e dalle quali anzi doveva stare alla larga per mantenere alto il suo nome e dignitosa la sua remunerazione, come l'insegnamento a persone dei ceti sociali più bassi o l'organizzazione di feste sociali di secondo piano, cui prendevano parte non i Signori, ma gli artigiani, i bottegai e i piccoli funzionari. Gli allievi li selezionava con attenzione, prediligendo coloro tecnicamente dotati e intellettualmente mediocri. Per questa via aveva creato una struttura piramidale da lui ben controllata che faceva sà che, nell'ambito del ballo, non si muovesse foglia senza il suo volere. Era accaduto, svariate volte, che qualche giovane ballerino, animato da belle speranze, proveniente da fuori città, avesse tentato di aprir scuola sotto il naso di Ghedini, ma la furbizia e la perfidia avevano in lui un esemplare di tutto rispetto. Possedeva un metodo tutto suo per far crollare le speranze di ogni giovanotto che provava ad incrinare la sua piramide.

continua...
Fabio


Appuntamenti
  • Landro: Casa Estiva
2-30 agosto Danza e vacanza
  • Livorno
3 agosto, Ballo Ottocentesco, Piazza della Repubblica, Effetto Venezia, ore 22.30

Gli Stage
Estate

Casa Estiva della Società di Danza

2-30 agosto 2003 Landro di Gioiosa Marea (Me)


Direzione: Fabio Mòllica
Insegnanti: Tindara Addabbo, Simonetta Balsamo, Alessia Branchi, Assunta Fanuli, Fabio Mòllica

La Scuola estiva è un momento di incontro e condivisione di diversi piaceri: la danza, il mare, la collina, i percorsi culturali. E' un luogo per incontrare appassionati e amici provenienti dalle diverse città e condividere lo studio di programmi di danza presentati dai diversi insegnanti: ogni settimana un insegnante e un programma diverso. La mattina le lezioni presso la Casa Estiva, al fresco della collina. Il pomeriggio il mare con le spiagge del Golfo di Patti, la campagna circostante o le montagne dei vicini Nebrodi e gli itinerari culturali attraverso la Sicilia antica. La Casa Estiva è pensata per essere un luogo di incontro e condivisione, dalla danza alla vita conviviale, con l'uso della cucina comune o del forno a legna per preparare insieme le cene e le feste serali. La Casa Estiva è anche un Progetto Ambiente. Ogni partecipante pianterà un albero sviluppando una pratica che vorremmo ci portasse, in tempi brevi, ad adottare un terreno da curare con pratiche di rimboschimento e salvaguardia, in collaborazione con Associazioni ambientaliste.

Alloggio - vitto - costi

La Casa Estiva è un Teatro di Campagna, la cui parte abitativa può ospitare 12 persone, divise in due appartamenti forniti di doppi servizi e cucina: 1 camera singola, 3 camere da due posti e 2 camere da tre posti. Nelle vicinanze sono disponibili altri appartamenti con camere a due-tre posti. La biancheria da letto è inclusa. Il costo complessivo è di 250 euro a settimana (stage e alloggio) con arrivo il pomeriggio del sabato e partenza la mattina del sabato. Coloro che desiderassero una diversa sistemazione (alberghi, campeggi, agriturismo) riceveranno a richiesta ulteriori informazioni. Il costo del solo stage è di 100 euro. La scheda di iscrizione dovrà pervenire presso la Società di Danza-Circolo Modenese, via Cavallerini 6, 41100 Modena, entro il 15 aprile 2003. La prenotazione è valida solo al ricevimento di una caparra di 50 euro. Il saldo della spesa prevista deve avvenire il giorno di arrivo


Ulteriori informazioni sulle singole attività al sito:

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Ultimo aggiornamento: Luglio 2003 - email : info@societadidanza.it