Societa' di Danza

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Lettere della Società di Danza - N. 40


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N. 40
Società di Danza

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21 - 27 Luglio 2003

Appendice "letteraria"

N. 8

Per la città intera il Teatro era il luogo della Luce. Quando il buio si impadroniva lentamente delle viuzze e dei canali, abbruniva il rosso mattone delle facciate, sfumava le prospettive; quando, insomma, in città era notte, in Teatro si giocava a riprodurre il giorno. Una gara a spendere denari in candele di Venezia e oli aromatici, per poter a fronte alta sostenere: "Teatro illuminato a giorno". La luce serviva a vedere, a far sì che non si perdesse un solo dettaglio di quel grande universo che era il Teatro, al di là e al di qua del boccascena. Paolo Alcamo se ne interessava poco di quella vita riprodotta in serra. Varcata la soglia, andava diritto su per le scale fino al suo palchetto di quarto ordine; si chiudeva dentro, stappava una delle sue bottiglie scure delle vigne del Cristo, osservava con attenzione il colore della prima effervescenza mentre colmava il bicchiere e il violaceo spumoso era l'ultima sensazione visiva: si sedeva e chiudeva gli occhi. Potevano grandi attori esaltare le folle con la perfezione di un gesto o la potenza di uno sguardo; scene intere giocate sulla mimica ricamata in tempi perfetti portare in visibilio spettatori entusiasti. Niente! Alcamo ascoltava soltanto, gli occhi appena socchiusi, cercando le parole, percependone i suoni segreti. Le soppesava, gustandone alcune, rigettandone altre. A tratti godeva di assonanze perfette. Allora, quasi a voler prolungare il gusto, portava il vetro alle labbra, lasciava che l'effervescenza carezzasse il palato e ripeteva mentalmente le parole trovate. Cos“ tutta la sera. Era quello il suo Teatro. Non amava il dramma in musica, perché la lingua pagava un tributo troppo alto alle melodie. Andava pazzo per il balletto, unico spettacolo che guardava ad occhi spalancati, dall'inizio alla fine, percé la sua fantasia si eccitava in maniera irrefrenabile nel seguire quei corpi stupendi in movimento. Il suo amore per il balletto si travasava nel piacere per il ballo. Questo era il motivo che l'aveva fatto sorridere di contentezza alla notizia dell'arrivo di un nuovo Maestro di Ballo. Significava nuove feste, balli, spettacoli, innamoramenti, storie e storielle sparse a piene mani, di certo tante commissioni per lui. Ma non era di questo, in realtà, che viveva. Spente anche le ultime candele in Teatro, Alcamo tornava lentamente verso la sua abitazione, al Canalino, ed iniziava, a quell'ora tarda della notte, il rito suo, intimo, della creazione. Quel turbinio vorticoso di parole che durante tutto il giorno si erano ammassate, pressate l'una sull'altra, incatenate nelle maniere più improbabili, necessitavano di trovare una via d'uscita, un ordine che fosse proprio, appartenesse solo ad esse. La creazione era la sua vita ed era il suo tormento. Era un rito che si ripeteva ormai da molti anni, il tempo e le stagioni non cambiavano nulla. Rientrato in casa si spogliava quasi del tutto, indossava una lunga camicia bianca, si adattava sulle spalle una cotonina verde e si sedeva al tavolino proprio davanti alla finestra. Un foglio, l'inchiostro e una penna, guardava oltre i vetri e scriveva. Mai piť di poche righe, poesie brevi, parole necessarie, pensieri pensati. Si fermava, appoggiava la fronte al tavolino per qualche minuto, prendeva in mano il foglio e le lacrime, sempre, ogni sera, scendevano lente a carezzargli il volto. Piangeva di rabbia e di impotenza. Avrebbe voluto maledire, urlando a gran voce il proprio disgusto verso il suo mestiere, il commercio di parole che lo inaridiva, che lo rendeva impotente, incapace di creare la poesia pura. Quindi, quasi di colpo, si rasserenava e tolto da un grande armadio un volumaccio dalla copertina in marocchino, vi poneva lentamente, quasi solennemente il suo ultimo foglio, l'ultima, l'ennesima poesia incompiuta. Così la sera prima era accaduto che rientrando in casa, angosciato dalla fitta nebbia, seduto al tavolino, dopo aver osservato l'ovatta fumosa al di là dei vetri, aveva scritto:

"Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole ed è subito cena".

E ancora una volta pianse, lacrime fitte e silenti, perché sentiva, percepiva con terribile dolore che una parola, una sola parola era fuori posto, ma non capiva quale e nelle orecchie come nel sentimento risuonava una discordanza acuta, che per il suo dolce amore della poesia diveniva fitta dolorosa. Aprì l'armadio, trasse lo zibaldone d'incompiute, e vi adagiò, col capo chino, il nuovo tentativo. Il sonno curò il male.

continua...
Fabio


Appuntamenti
  • Landro: Casa Estiva
2-30 agosto Danza e vacanza
  • Livorno
3 agosto, Ballo Ottocentesco, Piazza della Repubblica, Effetto Venezia, ore 22
  • Pisa
26 luglio, Danze sul mare, Tirrenia, Pisa, Terrazza del Bagno Roma, ore 21.30

Gli Stage
Estate

Casa Estiva della Società di Danza

2-30 agosto 2003 Landro di Gioiosa Marea (Me)


Direzione: Fabio Mòllica
Insegnanti: Tindara Addabbo, Simonetta Balsamo, Alessia Branchi, Assunta Fanuli, Fabio Mòllica

La Scuola estiva è un momento di incontro e condivisione di diversi piaceri: la danza, il mare, la collina, i percorsi culturali. E' un luogo per incontrare appassionati e amici provenienti dalle diverse città e condividere lo studio di programmi di danza presentati dai diversi insegnanti: ogni settimana un insegnante e un programma diverso. La mattina le lezioni presso la Casa Estiva, al fresco della collina. Il pomeriggio il mare con le spiagge del Golfo di Patti, la campagna circostante o le montagne dei vicini Nebrodi e gli itinerari culturali attraverso la Sicilia antica. La Casa Estiva è pensata per essere un luogo di incontro e condivisione, dalla danza alla vita conviviale, con l'uso della cucina comune o del forno a legna per preparare insieme le cene e le feste serali. La Casa Estiva è anche un Progetto Ambiente. Ogni partecipante pianterà un albero sviluppando una pratica che vorremmo ci portasse, in tempi brevi, ad adottare un terreno da curare con pratiche di rimboschimento e salvaguardia, in collaborazione con Associazioni ambientaliste.

Alloggio - vitto - costi

La Casa Estiva è un Teatro di Campagna, la cui parte abitativa può ospitare 12 persone, divise in due appartamenti forniti di doppi servizi e cucina: 1 camera singola, 3 camere da due posti e 2 camere da tre posti. Nelle vicinanze sono disponibili altri appartamenti con camere a due-tre posti. La biancheria da letto è inclusa. Il costo complessivo è di 250 euro a settimana (stage e alloggio) con arrivo il pomeriggio del sabato e partenza la mattina del sabato. Coloro che desiderassero una diversa sistemazione (alberghi, campeggi, agriturismo) riceveranno a richiesta ulteriori informazioni. Il costo del solo stage è di 100 euro. La scheda di iscrizione dovrà pervenire presso la Società di Danza-Circolo Modenese, via Cavallerini 6, 41100 Modena, entro il 15 aprile 2003. La prenotazione è valida solo al ricevimento di una caparra di 50 euro. Il saldo della spesa prevista deve avvenire il giorno di arrivo


Ulteriori informazioni sulle singole attività al sito:

www.societadidanza.it


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Ultimo aggiornamento: Luglio 2003 - email : info@societadidanza.it