Appendice "letteraria"
N. 2
Con una fermezza assoluta, il capo inclinato ad indicare la direzione suggeritami, la mano calda a stringere la spalla e minare le mie difese emozionali, lei, la bibliotecaria, mi sussurrò con voce che non ammetteva repliche: "Prego, compagno, di là". Ricordo che provai l'avvilente sensazione della vittima impotente davanti al suo carnefice, per quanto nulla stesse ad indicare questa incongrua divisione dei ruoli. Rimane il fatto che io le ubbidii senza neanche provare a dubitare della sua assoluta autorità. Lei avanti ed io dietro, dopo pochi passi si voltò, guardò le mie mani, le vide insaccate nelle tasche, spostò lo sguardo sul volume che era rimasto sul mio tavolo, riport˜ su di me lo sguardo piegando entrambe le sopracciglia e stringendo gli occhi sì da non lasciare dubbi sia sul suo penoso giudizio su di me che su ciò che dovevo fare. Percependo la forza di quella che si manifestava con sempre maggiore evidenza una sottomissione, non provai neanche a sottrarmene. Tornai indietro, presi il volume e seguii il suo ancheggiare pesante fin dentro una saletta adiacente l'ufficio della direzione. Tra i cartoni, le buste e i libri che tappezzavano le quattro pareti, tutto si svolse in pochi attimi. Lei mi spiegò, io capii e la situazione da drammaticamente inquieta si trasformò in impietosamente banale: la biblioteca poteva vendere libri che possedeva in doppia copia e che non erano stati mai richiesti da almeno cinquantanni. Il caso aveva voluto che il volume che stuzzicava la mia cieca curiosità presentava entrambe le caratteristiche. Particolari insignificanti consistevano nel fatto che io avrei dovuto consegnare cento dollari in una busta chiusa alla mia benefattrice, non nell'ufficio amministrativo della biblioteca, ma all'ingresso della vicina stazione del Metro e che il volume non lo avrei avuto dalle mani dell'impiegato addetto della biblioteca, ma avvolto in carta di giornale, sempre dalla medesima nel medesimo momento della consegna della busta. Gli occhi che mi guardavano fisso, adesso ovattavano il silenzio e suggerivano pensieri di gratitudine verso tanto altruismo. Come puoi dubitare, ammiccavano candidi, solo per un attimo di tanta aperta disponibilità ad andare incontro alle esigenze di un ricercatore straniero. Ingenuo, io lo ero davvero, ma non abbastanza da non prefigurarmi la scena pietosa che non mi avrebbero risparmiato alla dogana, all'aereporto di Mosca. Tentare di esportare un libro antico, un pezzo di antiquariato: roba da criminale, significava sottrarre allo Stato e al popolo Sovietico un pezzo della sua cultura. Ingenuo, io lo ero davvero, ma carogna, essendo stato allevato in un istituto gesuita, lo ero ancor di più e alzai la posta: duecento dollari per aggiungere al volume in questione anche la biografia del famoso regista Stanislavskij scritta dal suo allievo Putenkov. Conoscevo bene questo libro, robaccia inutile, carta buona per il macero, ma il desiderio che mi cresceva dentro di possedere quello strano libro dal titolo italiano, quel Il Maestro di Ballo che in maniera così accidentale si era scontrato con la mia vita aveva stimolato in me una furberia. E così fu. La mia bella paciosa ebbe i duecento dollari, io ebbi i due libri e la dogana ebbe la sua fregatura. Il giorno della partenza, giunto all'aereoprto, misi nella tasca del cappotto, quasi in vista tra la piantina stradale di Mosca e un mazzetto di cartoline il mio libro proibito del 1878 e mi presentai, con in mano la cartaccia di Putenkov del 1939, davanti al doganiere. Con aria mite, quasi pietosa, balbettai di essere uno studioso del Grande Teatro Russo, ammiratore dei Grandi Valori della Civiltà Sovietica e umiliai la mia preghiera di poter portare con me in Italia un Testo Sacro sul Grande Stanislavskij. Il sorriso dell'uomo di fronte a me cantava vittoria. Allung` la mano ed io capii di aver vinto. Gli consegnai il libro di Putenkov, che scomparve non degnato di uno sguardo sotto il bancone, sapendo che si sarebbe accontentato di colpirmi nella mia stupidità senza procedere ad ulteriori accertamenti, mentre io con la faccia da schiaffi più impudica che sia immaginabile continuavo a pietire: "Ma davvero non posso portarlo con me? Sia buono, in fin dei conti non è un libro ottocentesco." Il sorriso in divisa verde godendosi la sua vittoria mi indicò la strada e mi augurò perentoriamente buon viaggio. Io, pennellando la mia interpretazione, onorando davvero il grande teatro russo, abbassai il capo e passai oltre gettando un'occhiata di saluto al libro scomparso dietro il bancone, sacrificato per la buona riuscita del viaggio del parente più anziano.
Il Maestro di Ballo
mi seguì sull'aereo, poi sul treno, quindi sull'autobus che mi riportò a casa e quì giunto, seppure oggetto di una continua promessa di lettura, scomparve lentamente dietro le fila dei sempre nuovi arrivati.
continua...
Fabio
Casa Estiva della Società di Danza
2-30 agosto 2003 Landro di Gioiosa Marea (Me)
Direzione: Fabio Mòllica
Insegnanti: Tindara Addabbo, Simonetta Balsamo, Alessia Branchi, Assunta
Fanuli, Fabio Mòllica
La Scuola estiva è un momento di incontro e condivisione di diversi piaceri: la danza, il mare, la collina, i percorsi culturali. E' un luogo per incontrare appassionati e amici provenienti dalle diverse città e condividere lo studio di programmi di danza presentati dai diversi insegnanti: ogni settimana un insegnante e un programma diverso. La mattina le lezioni presso la Casa Estiva, al fresco della collina. Il pomeriggio il mare con le spiagge del Golfo di Patti, la campagna circostante o le montagne dei vicini Nebrodi e gli itinerari culturali attraverso la Sicilia antica. La Casa Estiva è pensata per essere un luogo di incontro e condivisione, dalla danza alla vita conviviale, con l'uso della cucina comune o del forno a legna per preparare insieme le cene e le feste serali. La Casa Estiva è anche un Progetto Ambiente. Ogni partecipante pianterà un albero sviluppando una pratica che vorremmo ci portasse, in tempi brevi, ad adottare un terreno da curare con pratiche di rimboschimento e salvaguardia, in collaborazione con Associazioni ambientaliste.
Alloggio - vitto - costi
La Casa Estiva è un Teatro di Campagna, la cui parte abitativa può ospitare 12 persone, divise in due appartamenti forniti di doppi servizi e cucina: 1 camera singola, 3 camere da due posti e 2 camere da tre posti. Nelle vicinanze sono disponibili altri appartamenti con camere a due-tre posti. La biancheria da letto è inclusa. Il costo complessivo è di 250 euro a settimana (stage e alloggio) con arrivo il pomeriggio del sabato e partenza la mattina del sabato. Coloro che desiderassero una diversa sistemazione (alberghi, campeggi, agriturismo) riceveranno a richiesta ulteriori informazioni. Il costo del solo stage è di 100 euro. La scheda di iscrizione dovrà pervenire presso la Società di Danza-Circolo Modenese, via Cavallerini 6, 41100 Modena, entro il 15 aprile 2003. La prenotazione è valida solo al ricevimento di una caparra di 50 euro. Il saldo della spesa prevista deve avvenire il giorno di arrivo
www.societadidanza.it