N. 7
Della dozzina di teste, una più una meno, riunite per ascoltare la lettura ad alta voce del colonnello Tinsa, una apparteneva ad un giovane uomo che chiunque, pur senza conoscerlo, a prima vista, avrebbe detto essere un poeta. Capelli ricci che non conoscevano una piega, cravattone fuori misura e fuori posto, giacca lucida sui risvolti, pantaloni alle caviglia e una striscia di fango, perenne, sugli stivaletti ormai senza più colore. Sopra tutto, due occhi vivi, enormi e neri, dallo sguardo acuto e penetrante. Occhi che sapevano guardare nel nulla e vedere l'immenso, fissare un uomo e comprenderne l'agire, carezzare una donna e gustarne l'anima. Paolo Alcamo, il nostro poeta, sedeva sempre discosto, appena un po', dagli altri. Al Circolo sceglieva sempre un tavolo laterale, ad angolo, sì da avere la prospettiva giusta per cogliere l'insieme e, volendolo, i dettagli. Il suo tenersi da parte non era dettato da finta timidezza o da faticosa sopportazione del genere umano. La distanza era per lui necessaria ad amplificare il senso e il suono delle parole che intorno a lui venivano pronunciate. Allontanandosi, aveva la sensazione che le parole necessitassero di maggior tempo per raggiungerlo, permettendogli di coglierle con maggior calma, di soppesarle con piùattenzione. Estendendo lo spazio tra s&ecaute; e la fonte sonora percepiva i suoni in maniera più nitida, limpidi. Li sentiva come galleggiare nell'aria, sospinti lievemente verso la propria percezione. Si curava poco di seguire fino in fondo i ragionamenti. Le parole erano ciò che lo interessava. Solo le parole e il modo di accostarle per creare periodi, movimenti sonori, come lui amava chiamarli, che suonassero perfetti al suo orecchio. Paolo Alcamo viveva di parole, sia in senso reale, materiale, che in senso figurato, spirituale. Scriveva su commissione per cerimonie ed eventi di ogni sorta. Lettere d'amore ed encomi solenni, sonetti ed epitaffi. Molte fanciulle avevano concesso il proprio cuore, distinte signore il loro favore, sciogliendo le remore alle sue parole. I suoi versi ornavano le lapidi dei defunti della città, celebravano sacre unioni ed esaltavano grasse passioni. Per tutti, strana o inusitata che fosse la richiesta, lui aveva le parole giuste. Il nuovo corso della storia, la nuova Italia, gli aveva portato in dono due nuovi ricchi committenti, i politici e i commercianti. Ai primi scriveva proclami e discorsi, abbondando in aggettivi, retorica e verbi transitivi di preciso effetto. Ai secondi concedeva il fascino dell'esaltazione, impensabile, incredibile, delle loro più prosaiche mercanzie. Le parole che riusciva a mettere insieme per presentare al pubblico le "Nuove Mignatte" o "L'unguento miracoloso per i calli" meravigliavano persino i più scaltriti committenti. Il suo luogo di lavoro era il Caffè del Teatro. Lì riceveva la sua clientela nei pomeriggi di ogni giorno che il Sole concedeva alla Terra. Un immancabile bicchiere colmo di Lambrusco del Cristo sempre in bilico sul bordo del tavolino, la carta, l'inchiostro e svariate penne, una per ogni soggetto. Riceveva l'incarico, mercanteggiava il prezzo, eseguiva l'opera. Così fino a sera, fino all'ora in cui il Teatro accendeva i due grandi fanali che ne illuminavano il portone d'ingresso. Era il segnale per chiudere la sua bottega, era la vita che iniziava: il Teatro.
continua...
Fabio
Casa Estiva della Società di Danza
2-30 agosto 2003 Landro di Gioiosa Marea (Me)
Direzione: Fabio Mòllica
Insegnanti: Tindara Addabbo, Simonetta Balsamo, Alessia Branchi, Assunta
Fanuli, Fabio Mòllica
La Scuola estiva è un momento di incontro e condivisione di diversi piaceri: la danza, il mare, la collina, i percorsi culturali. E' un luogo per incontrare appassionati e amici provenienti dalle diverse città e condividere lo studio di programmi di danza presentati dai diversi insegnanti: ogni settimana un insegnante e un programma diverso. La mattina le lezioni presso la Casa Estiva, al fresco della collina. Il pomeriggio il mare con le spiagge del Golfo di Patti, la campagna circostante o le montagne dei vicini Nebrodi e gli itinerari culturali attraverso la Sicilia antica. La Casa Estiva è pensata per essere un luogo di incontro e condivisione, dalla danza alla vita conviviale, con l'uso della cucina comune o del forno a legna per preparare insieme le cene e le feste serali. La Casa Estiva è anche un Progetto Ambiente. Ogni partecipante pianterà un albero sviluppando una pratica che vorremmo ci portasse, in tempi brevi, ad adottare un terreno da curare con pratiche di rimboschimento e salvaguardia, in collaborazione con Associazioni ambientaliste.
Alloggio - vitto - costi
La Casa Estiva è un Teatro di Campagna, la cui parte abitativa può ospitare 12 persone, divise in due appartamenti forniti di doppi servizi e cucina: 1 camera singola, 3 camere da due posti e 2 camere da tre posti. Nelle vicinanze sono disponibili altri appartamenti con camere a due-tre posti. La biancheria da letto è inclusa. Il costo complessivo è di 250 euro a settimana (stage e alloggio) con arrivo il pomeriggio del sabato e partenza la mattina del sabato. Coloro che desiderassero una diversa sistemazione (alberghi, campeggi, agriturismo) riceveranno a richiesta ulteriori informazioni. Il costo del solo stage è di 100 euro. La scheda di iscrizione dovrà pervenire presso la Società di Danza-Circolo Modenese, via Cavallerini 6, 41100 Modena, entro il 15 aprile 2003. La prenotazione è valida solo al ricevimento di una caparra di 50 euro. Il saldo della spesa prevista deve avvenire il giorno di arrivo
www.societadidanza.it