Societa' di Danza

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Lettere della Società di Danza - N. 50


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N. 50

Società di Danza

www.societadidanza.it

3 - 9 Novembre 2003

Questa settimana si danza a


Lunedì: S. Lazzaro, Pontedera

Martedì: Casalecchio, Modena

Mercoledì: Bologna

Giovedì: Castelfranco, Ferrara, Livorno

Venerdì: Faenza, Pisa

Sabato:

Domenica: Roma
La prossima Festa



Bologna
Tea dance - 9 novembre 2003
Parco della Montagnola, ore 15.00

Programma delle danze

1. Valzer Spagnolo
2. The Bob of Fettercairn
3. Quadriglia Schutzen
4. The Honeymoon
5. Postie's Jig
6. St.Bernard Waltz
7. Mazurka Lo Sberleffo
8. The Dhoon

1. Valzer Flammen
2. Quadrigia I Dioscuri
3. Espie McNabb
4. Dynamiden Waltz
5. Quadriglia Notte a Venezia
6. C'est l'Amour
7. Valzer Maschere Segrete
8. Galop


La storia

Il Valzer
3. Il valzer di Thomas Wilson, 1816 Thomas Wilson, maestro di danza presso il King's Theatre di Londra nei primi decenni dell'800, scrisse diversi libri sulla danza di società del suo tempo. Nel nostro tentativo di comprendere lo sviluppo del valzer troviamo molto utile la lettura del suo "A description of the correct method of waltzing", stampato a Londra nel 1816. Questo libro, ben conosciuto dagli storici della danza, è stato spesso oggetto di ironia in quanto dimostrerebbe come i maestri di ballo siano capaci di far diventare difficili le pratiche più semplici, come per l'appunto danzare il valzer. In realtà Wilson non merita questa critica, in quanto le sue descrizioni dimostrano un alto livello di professionalità. Purtroppo, la quasi totalità degli storici della danza non sono "ricostruttori" di danze antiche e non posseggono di conseguenza la capacità di leggere i manuali di danza scritti secoli addietro. Da una lettura attenta del manuale riceviamo, invece, informazioni precise e molto utili sia su Wilson che sul valzer di inizio Ottocento.
Iniziamo dalla dedica. Wilson dedica il suo libro a tutti coloro che ne hanno sottoscritto l'acquisto. Leggendo la lista troviamo ballerini e maestri di danza di tutti i più importanti teatri di Londra. Chiariamo subito cosa questo significhi. In quegli anni, per pubblicare un libro bisognava avere o il denaro per la stampa, o un "protettore" ricco e altolocato che garantiva le spese (a costui veniva dedicato con toni altisonanti il libro) o aprire una sottoscrizione pubblica. L'autore o lo stampatore presentavano al pubblico un "piano dell'opera" e raccoglievano le prenotazioni. In base alla somma raccolta si pubblicava o meno il libro. I sottoscrittori del volume sul valzer di Wilson furono molti e soprattutto professionalmente qualificati. Questo significa almeno due cose. Primo, che vi era un grande interesse verso il valzer sia nel mondo professionale che nella società londinese; secondo, che ballerini e maestri di danza londinesi desideravano possedere una precisa formalizzazione di una danza che stava prepotentemente invadendo i salotti di tutta Europa. Da questi presupposti dovrebbe risultare chiaro che Wilson , maestro conosciuto e apprezzato, tra i più famosi della capitale, non poteva permettersi cadute di stile o di prestigio.
La prefazione. Wilson ci racconta che il valzer non appartiene alla tradizione inglese, ma è giunto sull'isola da pochi anni, divenendo una danza ricercata sia dall'alta società che dalle classi meno abbienti. La differenza di ceto ha comportato una diversità nei modi e nei costumi, sia nel modo di insegnare che di danzare il valzer. Naturalmente, Wilson si pone tra i maestri della "High Class", ma la sua distinzione è importante perchè ci fa comprendere come il valzer si sviluppò contemporaneamente a diversi livelli e il ceto superiore sentì subito la necessità di definire una forma propria, moralmente accettabile e tecnicamente perfetta, che segnasse la differenza di classe. Wilson lo scrive chiaramente: il popolo avrà i maestri "pubblici", i signori avranno i maestri "privati". Nella differenza tecnica di insegnamento doveva, evidentemente risiedere la differenza del costo e del risultato. Wilson individua due diversi tipi di valzer, il Francese e il Tedesco. Il Francese ha tre modalità di realizzazione, ognuna delle quali con passi e musica propria. Per quel che riguarda la musica e il portamento generale del danzatore vedremo più avanti quali sono i suggerimenti del maestro. I tre valzer vengono realizzati uno appresso all'altro senza interruzione nell'esecuzione e la sequenza è sempre preceduta da un'introduzione composta da quattro passi di marcia. Affrontiamo adesso i tre valzer in stile francese.
I quattro passi di marcia introduttiva: Cavaliere e Dama sono affiancati, il Cavaliere è interno, la Dama esterna. Guardano entrambi avanti, il braccio ds del C sulla spalla ds della D e il braccio sin della D sulla spalla sin del C; la mano sin del C tiene la mano ds della D, davanti, all'altezza della vita. Entrambi hanno i piedi in quinta posizione, l'esterno avanti (ds la D e sin il C). Sulla prima battuta si porta il piede esterno avanti in quarta posizione, lasciando l'altro in quarta posizione posteriore puntato, la gamba perfettamente tesa. Si rimane così fermi nel secondo e nel terzo movimento dei 3/4 del tempo musicale. Quindi sul battere della nuova battuta (il primo tempo dei 3/4) si avanza in quarta posizione anteriore il piede interno, lasciando in quarta posteriore il piede esterno, la gamba sempre tesa. Si ripete identicamente per la terza e la quarta battuta, alternando il piede esterno all'interno. I danzatori si troveranno infine col piede esterno in quarta posteriore, libero dal peso del corpo e potranno inziare il primo valzer, Slow Waltz.
1.Slow waltz. Primo movimento: Il C porta il piede sinistro in seconda posizione ruotando nel contempo per portarsi vis-à-vis alla D. La D esegue un passo in quarta anteriore col piede ds. Secondo movimento: Il C incrocia in quinta posteriore il piede ds iniziando una lenta piroetta sulla mezza punta di entrambe i piedi, le gambe ben tese. La D esegue un passo in quarta anteriore col piede sin. Terzo movimento: Il C conclude la sua piroetta ritrovandosi col piede ds in quinta anteriore. La D esegue un passo in quarta anteriore col piede ds. Wilson sintetizza la sua descrizione definendo il giro di questo valzer come un passo in seconda (I tempo) seguito da una piroetta lenta (II e III tempo), mentre l'altro partner esegue un pas de bourré (piede ds, sin, ds). Specifica che la piroetta si esegue sulle mezze punte, le gambe ben tese, ma non dice se l'appoggio in seconda del piede sin è sulla pianta o sulla mezza punta. I tre tempi del pas de bourré vengono realizzati sulla mezza punta, gambe ben tese, evitando il movimento di andar su e giù. Wilson non dice mai che la coppia ha eseguito una rotazione di 180¡ in una misura musicale e non dice mai che il pas de bourré non è lineare, ma in semicerchio. Lo deduciamo dal fatto che la piroetta descritta è una demi-piroette e lo ricostruiamo dall'indicazione generale che sostiene che la coppia ruota su se stessa e intorno alla sala. Non si capisce se la coppia ruoti in posizione chiusa abbracciata o aperta, tenendosi per una mano o con un solo braccio.
continua...
Fabio



I Libri della Società di Danza

1. Fabio Mòllica, La Danza di Società nell'Italia dell'800, Bologna, Società di Danza, 1995.

2. Fabio Mòllica, Tre secoli di danza in collegio italiano. Il Collegio San Carlo di Modena 1626-1921, Bologna, Società di Danza, 2000.

3. Aspetti della cultura di danza nell'Europa del Settecento, Atti del convegno Bologna e la cultura europea di danza nel Settecento Bologna 2-4 giugno 2000, a cura di F.Mòllica, Bologna, Società di Danza, 2001

4. Fabio Mòllica, Danza di Società di tradizione europea. Un Sistema, Modena, Società di Danza, 2002.

I Quaderni

1. Alessia Branchi, Tradizione e Innovazione nella Scottish Country, 1999.
2. Simonetta Balsamo, Diagrammi di danza, 2003.

Ulteriori informazioni sulle singole attività al sito:

www.societadidanza.it


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Ultimo aggiornamento: novembre 2003 - email : info@societadidanza.it