N. 10
Era accaduto, non molti anni erano trascorsi e tutti in città lo ricordavano bene, che un ballerino di passaggio, non più giovane e desideroso di trovare un luogo nel quale fermarsi ed aprir scuola, avesse scelto chissà come e perché la nostra cittadina. Si chiamava Matteo Bolsi ed era primo ballerino per le parti, un ruolo che aveva ricoperto per più di vent'anni, sempre con buon esito davanti al pubblico di tutte le città della penisola. Il primo ballerino per le parti doveva possedere, e Bolsi la padroneggiava con maestria, una potente espressività mimica, ma non gli si richiedeva di eccellere nella tecnica pura, nei passi e nelle figurazioni propri ai virtuosi. Bolsi si trovava in città con una compagnia d'Opera e Ballo che si esibiva al Teatro Comunale e forse spinto dal successo, forse affranto dall'infelicità della condanna all'infinito girotondo, si decise a fare il passo. Il demone dell'azzardo lo aveva avvolto nel suo fumoso mantello. Fece stampare dieci manifesti enormi, cento locandine e mille foglietti, impegnandosi tutta la paga della stagione. Fece affiggere i manifesti ai cantoni predisposti, portò in giro per la città le locandine e distribuì personalmente i foglietti all'uscita del teatro. Il messaggio dichiarava: